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Francesca Bortolotti

// Lorena Palanga //
Giudice, bolzanina, classe 1968, da due anni ricopre il ruolo di Presidente del Tribunale di Bolzano. È la seconda donna ad aver assunto questo incarico nel capoluogo altoatesino.
© Alto Adige DLife
Quali sono state le tappe importanti della Sua carriera?
Dopo la laurea in Giurisprudenza a Bologna e un anno all’estero, a Berlino, che consiglio a tutti, ho iniziato il mio percorso professionale durante il quale ho avuto la fortuna di “toccare con mano” gran parte delle branche della magistratura. Dal tribunale civile a quello di sorveglianza, da quello penale a quello fallimentare, i miei incarichi, così sfaccettati, mi hanno permesso di approfondire sia le competenze giuridiche che le relazioni umane. Ho un’impostazione pratica: mi piace applicare il diritto alla realtà per dare risposte concrete ai cittadini. Nel 2017 ho partecipato al gruppo di lavoro “Buone prassi nel settore delle esecuzioni immobiliari.” Una delle soddisfazioni più grandi è stata quella di ottenere l’incarico presso il Consiglio Superiore della Magistratura come membro della Struttura tecnica dell’organizzazione con il compito di stilare le linee guida per rendere più efficiente il sistema. Ho sempre ritenuto la capacità organizzativa un mio punto di forza e questo penso sia quello che ha inciso anche nella nomina, nel luglio del 2022, a Presidente del Tribunale di Bolzano.
Cosa ha pensato al momento della sua nomina?
Ho capito che avevano deciso di premiare il merito e non l’anzianità. La soddisfazione è stata tanta ma, allo stesso tempo, non posso negare che mi è venuta un po’ di tremarella…
Sono passati più di 60 anni da quando il governo Fanfani, dopo un lungo e non facile iter, ha previsto l’accesso delle donne in magistratura. Oggi qual è la situazione?
Le donne in magistratura sono sempre di più. I numeri sono buoni e conosco tantissime colleghe che presiedono tribunali, penso ad esempio a Padova e Savona. L’anno scorso per la prima volta nella storia del CSM le donne hanno raggiunto un terzo dei componenti. Un numero ancora basso se confrontato a quello delle magistrate (56%), ma comunque qualcosa si muove.
Qual è la leva su cui lavorare da subito per eliminare il gender gap?
I servizi. Oggi le donne hanno paura di non farcela. Servono uomini al nostro fianco disposti a fare la propria parte, ma servono soprattutto più servizi di conciliazione famiglia-lavoro. Io stessa ho due figli, a casa ho sempre potuto contare su un aiuto e, anche se con grande fatica, posso dire che ce la si può fare. Con servizi più mirati sarebbe sicuramente stato più semplice.
C’è una donna che ammira particolarmente?
No, ma mi piace approfondire le storie di donne che hanno avuto coraggio, che hanno combattuto per il bene comune. Tra le ultime biografie che ho letto ad esempio ci sono quelle di Marie Curie e quella di Shirin Ebadi, l'avvocata iraniana, premio Nobel per la pace nel 2003.
Ha mai subito trattamenti discriminatori in quanto donna?
No e non ho neanche mai avuto la sensazione di essere sottostimata o prevaricata. Mi piace lavorare per fare squadra e, con un pizzico di amarezza, devo dire che nel mio percorso professionale i maggiori ostacoli li ho riscontrati da parte di altre donne. Sulla capacità di lavorare in gruppo abbiamo ancora da imparare.
Che messaggio le piacerebbe dare alle donne che intendono intraprendere la carriera giudiziaria?
Di non avere paura, di mettere in campo tutto il proprio coraggio e di non mollare. Ce la si può fare.